Nel settore giuridico, il vocabolario, la sintassi e la semantica rendono il linguaggio del diritto particolare: spesso la terminologia utilizzata è ampiamente presa in prestito dal latino, per cui l’uso di parole utilizzate in accezione insolita si rivela essere la caratteristica del glossario relativo ai documenti legali. Anche la struttura della frase spesso non aiuta la comprensione, con l’utilizzo di incisi e subordinate complesse.

Certamente i professionisti del settore lo comprendono e ne difendono l’uso, e sicuramente tra le prerogative del giurista c’è quella di essere l’azzeccagarbugli, ovvero colui che riesce a trovare un senso tra fiumi di parole per gli altri difficilmente comprensibili.

Si pensi alla parola: “ovvero”: nella lingua italiana corrente viene usata in senso disgiuntivo (col valore di o, oppure) o in senso esplicativo (col valore di cioè, vale a dire). Nel contesto giuridico prevale il senso disgiuntivo, mentre nel linguaggio di tutti i giorni capita maggiormente di utilizzare la parola nella seconda accezione.

Non sempre è facile capire il contesto, e la stessa Accademia della Crusca, afferma che l’ambiguità della parola possa anche dar luogo a lunghe cavillazioni giuridiche.

Dubbi interpretativi che hanno poi effetto sulla vita quotidiana: proprio l’uso della parola ovvero è al centro di una disputa tra l’INPS e i lavoratori autonomi.

Infatti la legge che impone ai lavoratori autonomi di iscriversi alla gestione separata non era chiara, e per dirimere le numerose controversie è intervenuto il Parlamento, mediante una legge di interpretazione autentica.

In questa si può leggere: “sono esclusivamente i soggetti che svolgono attività il cui esercizio non sia subordinato all’iscrizione ad appositi albi professionali, ovvero attività non soggette al versamento contributivo agli enti di cui al comma 11 […]”.

Che significato ha quell’ovvero? Inquadrarlo esattamente è importante: a seconda lo si ritenga disgiuntivo o esplicativo cambia la platea di soggetti che devono iscriversi alla gestione separata. Peccato che dal contesto non risulti così chiaro, lasciando anche la norma di interpretazione in attesa di ulteriori chiarimenti.

Anche per motivi come questo aumenta sempre più l’importanza del legal design, ovvero la disciplina che si occupa, tra le altre cose, di rendere più comprensibili i testi giuridici a tutti i livelli. Avvicinare il linguaggio giurisprudenziale, ma anche quello della politica e della legislazione, a quello usato tutti i giorni sarebbe un passo verso la funzione stessa del diritto, della politica e della legge: essere strumenti per regolare i rapporti e non renderli più complicati.