Al fine di garantire la continuità delle prestazioni sanitarie durante e dopo la pandemia, le strutture sanitarie sia pubbliche che private hanno spostato parte dei servizi offerti in un ambito digitale, grazie ad esempio a visite e diagnosi virtuali. Certamente l’interfaccia con i pazienti anche da remoto è oggi possibile senza sacrificare l’efficienza della prestazione sanitaria: la tecnologia premette ad esempio la consultazione in tempo reale dei dati sanitari dei pazienti e l’interazione con loro.

Le tecnologie digitali possono migliorare l’accesso ai servizi sanitari, ridurre i costi, migliorare la qualità delle cure e migliorare l’efficienza dei sistemi sanitari. Sebbene il concetto di telemedicina non sia esattamente nuovo, è stata di fatto, la pandemia a mettere la tecnologia in primo piano, considerando che, nella stragrande maggioranza dei territori, per via delle misure restrittive, i pazienti non sono stati fisicamente in grado di frequentare determinate strutture sanitarie idonee alla cura di tante patologie che non hanno mai cessato di esistere, durante l’emergenza sanitaria da Covid-19.

Nell’ultimo anno il numero di dispositivi medici connessi che trasmettono dati è aumentato vertiginosamente: utilizzando dispositivi connessi è possibile trasmettere, un flusso continuo di dati sanitari, come frequenza cardiaca, pressione sanguigna e monitoraggio del glucosio, viene trasmesso. In alcuni casi i nostri smartwatch possono anche inviare questi dati non ad una generica struttura sanitaria pubblica, ma proprio al nostro medico di fiducia, che può ricevere un avviso se i valori sembrano anomali e contattarci.

Come con tutte le nuove tecnologie, specialmente quelle che vengono implementate rapidamente o in circostanze difficili, ci sono soggetti che cercano di sfruttare tutte le vulnerabilità di questi sistemi. Durante la pandemia, il numero di attacchi informatici all’assistenza sanitaria in aumento significativo. La minaccia è multiforme a causa del gran numero di punti di attacco digitali. La telemedicina, ad esempio, ha generato un pool più ampio di potenziali truffe di phishing, poiché i pazienti spesso devono fare clic su un collegamento in un’e-mail per accedere al servizio. Tali tecniche possono anche essere problematiche per gli operatori sanitari, poiché gli hacker provano questi metodi con l’obiettivo di ottenere l’accesso a una rete non protetta. Senza contare che i dati sanitari contenuti nei dispositivi connessi sono un obiettivo di grande valore per gli hacker: l’82% delle organizzazioni che hanno implementato dispositivi medici con l’IoT ha subito un attacco informatico ai dispositivi in cui erano immagazzinati i dati dei pazienti.

Esistono diversi meccanismi di sicurezza che possono essere messi in atto per proteggere i servizi di telemedicina: per i dispositivi medici connessi all’IoT, ad esempio, è essenziale che gli operatori sanitari garantiscano che il produttore scelto abbia progettato la sicurezza digitale nel dispositivo da zero e in tutti i punti dell’ecosistema per prevenire vulnerabilità nel punto più debole che mettono a rischio la sicurezza del dispositivo.

Le misure di sicurezza devono sempre garantire il maggior numero di misure di protezione, e, indubbiamente, il progressivo aumento degli standard di sicurezza aumenterà la fiducia nell’efficacia della telemedicina come valida alternativa alla tradizionale assistenza sanitaria, anche dopo la pandemia.