Anche la Cina inizia a muoversi per porre un freno alle attività delle Big Tech sul suo territorio nazionale: mentre in Europa sono state appena approvate le nuove clausole standard, la città di Shenzhen sta procedendo con l’approvazione di un nuovo progetto di legge volto a proteggere i dati personali.

La bozza, pubblicata dal legislatore dopo quasi un anno di discussione, prevede una pesante sanzione, fino a 50 milioni di yuan (7,7 milioni di dollari), per le aziende che praticano la discriminazione dei prezzi algoritmica, in cui una piattaforma offre prezzi diversi a utenti diversi in base a quanto pensa che siano disposti a pagare. Questa è diventata una pratica comune tra le piattaforme di prenotazione di viaggi cinesi, che ha fatto arrabbiare sia i consumatori che le autorità.

La pesante multa è simile a quella prevista dalla legge nazionale sulla protezione delle informazioni personali (PIPL), ma è la prima volta che il legislatore locale ha tentato di imporre multe simili ai sensi delle leggi locali“, ha affermato James Gong, consulente legale ditta Herbert Smith Freehills.

Il regolamento chiarisce inoltre che un individuo ha il diritto di dire di no alle richieste di raccolta dati e ha il diritto di conoscere, copiare, correggere e cancellare le sue informazioni personali online, segno evidente che le autorità hanno una preferenza per il consumatore tutela della redditività aziendale.

In particolare, vieta esplicitamente alle app di profilare gli utenti di età inferiore ai 18 anni e di fornire loro consigli personalizzati, una regola che potrebbe mettere in discussione il modello di business delle app che utilizzano questo tipo di algoritmo, tra cui Douyin di ByteDance, la versione cinese di TikTok.

Le maggiori tutele dei consumatori incluse nella bozza di Shenzhen potrebbero dare il tono ad altre normative locali sui dati e regole nazionali, mettendo la Cina sulla stessa pagina del gigante tecnologico Apple, la cui nuova politica sulla privacy garantisce che agli utenti venga chiesto se vogliono consentire a un’app di monitorare la loro attività su app e siti Web di altre aziende. Ciò contrasta con l’approccio di Facebook, che continua a supportare pubblicità mirata e consigli basati sull’attività degli utenti.

In ogni caso, se la bozza venisse approvata, oltre che essere la prima legge locale sui dati in Cina, si registrerebbe di un deciso inasprimento delle misure volte a tutelare gli utenti e l’utilizzo dei loro dati, sia da parte di aziende cinesi che delle Big Tech di altri stati.