Da maggio 2021 gli Stati membri delle Nazioni Unite stanno negoziando un trattato internazionale sulla lotta alla criminalità informatica. Se adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, e si tratterebbe del primo strumento vincolante delle Nazioni Unite su una questione informatica. Il documento potrebbe diventare un importante quadro giuridico globale per la cooperazione internazionale nella prevenzione e nelle indagini sulla criminalità informatica e nel perseguimento dei criminali informatici e, senza un ambito chiaramente definito e garanzie sufficienti, il trattato potrebbe mettere in pericolo molti diritti umani, senza considerare il fatto che molti governi repressivi potrebbero abusare delle sue disposizioni per criminalizzare la libertà di parola online, legittimando indagini intrusive e l’accesso senza ostacoli delle forze dell’ordine alle informazioni personali.

Di fatto, non esiste una definizione universalmente accettata di crimine informatico ma alla luce di un approccio comune, si definiscono così i “crimini tradizionali”, che sono stati trasformati in velocità, portata e portata attraverso l’uso delle TIC (come le truffe bancarie online, il furto o la frode di identità e lo sfruttamento sessuale dei minori online). Negli ultimi 20 anni, le nuove tecnologie e gli attori delle minacce si sono evoluti a un ritmo senza precedenti e le vittime spaziano da individui e comunità a intere aziende e governi. Le truffe informatiche, le frodi, le estorsioni e le molestie sono in aumento. Solo negli ultimi cinque anni, si stima che le truffe romantiche siano costate alle singole vittime almeno 1,3 miliardi di dollari.

Dunque, alla luce di questo scenario, lo scopo previsto del trattato è quello di contrastare la criminalità informatica e migliorare la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati. Facendo un passo indietro, nel dicembre 2019, le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione che ha istituito un comitato ad hoc aperto con il compito di sviluppare una “convenzione internazionale globale sulla lotta all’uso delle TIC per scopi criminali”.

Il Comitato ad hoc ha tenuto la sua prima sessione negoziale il 28 febbraio 2022, con l’obiettivo di finalizzare il testo entro l’inizio del 2024 in mezzo a negoziati controversi tra il disaccordo degli Stati membri sull’ampia portata del Trattato. La Convenzione proposta implica possibilmente diverse trattazioni, come ad esempio le disposizioni sostanziali sulla criminalità informatica, la cooperazione internazionale, l’accesso a potenziali prove digitali da parte delle autorità di contrasto, anche a livello transfrontaliero, nonché i diritti umani e le garanzie procedurali. È noto il fatto che criminalità informatica non sia un fenomeno nuovo e si sono susseguiti molti esempi di leggi anti-criminalità informatica utilizzate per perseguitare, indebolire i diritti umani e avanzare accuse false e sproporzionate contro ricercatori, attivisti e informatori.

Vi sono diversi dissapori e disaccordi in merito alla gestione del suddetto trattato, che includono la sua portata, la tutela dei diritti umani ed il modo in cui esso dovrebbe armonizzarsi con altri strumenti e la rilevanza del genere. Alcuni stati sostengono un trattato che criminalizzi i crimini dipendenti dal cyber e un’ampia gamma di crimini informatici, compresi i reati basati sui contenuti. Sul lato più estremo dello spettro c’è un gruppo di paesi tra cui la Russia, il Belgio, America, Cina, Nicaragua e Cuba, le cui proposte includono proposte altamente controverse di criminalizzare “l’incitamento ad attività sovversive o armate” e la “coercizione al suicidio” tramite le TIC. La Cina ha proposto di criminalizzare la “diffusione di informazioni false… che potrebbero provocare gravi disordini sociali”, mentre l’India ha sostenuto la criminalizzazione dei reati legati al “terrorismo informatico”.

Altri stati – tra cui gli Stati membri dell’UE, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Giappone e l’Australia – vogliono includere i principali crimini cyber-dipendenti e un numero molto limitato di crimini legati al cyber che sono stati drasticamente trasformati dalle tecnologie digitali, il principale esempio di questi ultimi sono reati legati all’abuso e allo sfruttamento sessuale dei minori (CSAM). Essi sostengono che un trattato con un lungo elenco di reati informatici rischia di essere abusato o interpretato male e contestano anche la terminologia utilizzata per descrivere il trattato stesso, sostenendo che la frase contenuta nel titolo dell’AHC – “l‘uso delle TIC per scopi criminali” – sostiene un approccio espansivo alla criminalizzazione, perché potrebbe riferirsi a qualsiasi attività criminale in quale è stato utilizzato un dispositivo ICT. Attualmente tutto questo potrebbe includere quasi tutte le fattispecie criminose, malgrado il termine “crimine informatico” sia ancora ambiguo, è generalmente considerato più ristretto.

Con il completamento di cinque delle sei sessioni negoziali, i negoziati hanno ormai raggiunto una fase cruciale. Nell’agosto 2023, i rappresentanti si sono incontrati a New York per discutere la bozza del testo della convenzione, che costituisce la base del trattato finale. I negoziati proseguiranno fino all’inizio del 2024, con l’obiettivo di adottare il trattato durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel mese di settembre.