La recente sentenza della Cassazione del 4 aprile ha affrontato la questione dell’acquisizione dei messaggi Whatsapp, particolarmente rilevante in ambito penale data la loro criptazione e la conservazione sui server esteri. È noto il fatto che, l’acquisizione di dati informatici, compresi i messaggi Whatsapp, era regolata dall’articolo 234 bis del Codice di procedura penale. Tuttavia, l’applicazione diretta di questo articolo poneva limiti alle garanzie di privacy e libertà delle comunicazioni private. Le Sezioni Unite della Cassazione, nel febbraio 2024, hanno sottolineato la necessità di valutare attentamente la legalità di tali acquisizioni. La sentenza della Prima sezione penale della Cassazione ha annullato un’ordinanza cautelare confermata dal Tribunale del riesame di Bari, poiché non ha tenuto conto delle nuove indicazioni delle Sezioni Unite sulla procedura da seguire nell’acquisizione di messaggi criptati da server esteri.

La necessità di garantire determinati standard e rispettare i diritti fondamentali durante l’acquisizione dei dati da parte di un’autorità straniera, soprattutto quando avviene in tempo reale, è fondamentale per preservare i principi di giustizia e legalità. Questo principio è cruciale perché le azioni delle autorità straniere possono avere implicazioni significative sul processo penale in corso. In primo luogo, il rispetto dei diritti fondamentali durante l’acquisizione dei dati è essenziale per garantire che il processo penale si svolga in conformità con i principi di equità e giustizia. L’acquisizione di dati in modo non autorizzato o in violazione dei diritti di privacy dei cittadini potrebbe compromettere la validità delle prove presentate durante il processo. Inoltre, il rispetto dei diritti fondamentali è una condizione imprescindibile per il mantenimento della fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario e nel rispetto dello Stato di diritto.

In secondo luogo, la competenza del giudice dello Stato di emissione dell’ordine europeo di indagine nel valutare il rispetto dei diritti fondamentali e garantire un processo equo è fondamentale per assicurare che le decisioni siano prese in conformità con le normative nazionali e internazionali. Il giudice ha il compito di esaminare attentamente le modalità con cui sono stati acquisiti i dati e di valutare se ciò abbia rispettato i principi di legalità e giustizia. Questo ruolo garantisce che le prove acquisite all’estero siano considerate valide e affidabili ai fini del processo penale in corso.

Quindi, il coinvolgimento del giudice dello Stato di emissione dell’ordine europeo di indagine nel processo di valutazione del rispetto dei diritti fondamentali contribuisce a rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione Europea nel settore della giustizia penale. Questo approccio favorisce la condivisione di informazioni e l’assistenza reciproca nelle indagini penali transnazionali, nel rispetto dei diritti fondamentali e delle normative vigenti. Essenzialmente la decisione della Cassazione sottolinea l’importanza di garantire il rispetto dei diritti fondamentali durante l’acquisizione dei dati da parte di autorità straniere e conferma il ruolo cruciale del giudice dello Stato di emissione dell’ordine europeo di indagine nel valutare tale rispetto e garantire un processo equo. Questo principio è fondamentale per preservare l’integrità e l’efficacia del sistema giudiziario e per garantire la protezione dei diritti dei cittadini coinvolti nei procedimenti penali. Un errore individuato dalla Cassazione è stato l’omissione nel valutare le modalità con cui l’autorità straniera ha acquisito i dati, come richiesto dalle nuove indicazioni delle Sezioni Unite. Pertanto, la sentenza ha annullato l’ordinanza con rinvio al Tribunale di Bari per un nuovo giudizio, richiedendo di colmare le lacune motivazionali e di valutare attentamente il procedimento probatorio seguito dall’autorità straniera.

Questa sentenza evidenzia le complessità nell’acquisizione di messaggi criptati da server esteri e sottolinea l’importanza di un rigoroso rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie processuali. Mentre si attendono le motivazioni estese della sentenza, è chiaro che l’orientamento giurisprudenziale precedente era carente e che la soluzione normativa unificata offerta dall’articolo 234 bis del Codice di procedura penale non era sufficiente a garantire un trattamento equo e adeguato in tutte le situazioni. In conclusione, la sentenza della Cassazione del 4 aprile fornisce un quadro più chiaro e dettagliato sulla procedura da seguire nell’acquisizione di messaggi criptati da server esteri, evidenziando la necessità di un’analisi approfondita e rispettosa dei diritti fondamentali dei cittadini.