Quella del 7 settembre 2021 verrà ricordata nel mondo delle criptovalute come una data storica Stato: El Salvador ha adottato il bitcoin come valuta a corso legale, affiancandola all’altra moneta ufficiale del Paese, il dollaro statunitense.

La decisione di adottare bitcoin come ulteriore valuta ha suscitato reazioni opposte: dalle posizioni critiche degli organismi della finanza internazionale, all’interesse di altri Paesi intenzionati ad osservare gli sviluppi pratici di questa decisione per poi valutare se possa essere una scelta positiva anche nel proprio contesto.

I motivi che hanno spinto il governo salvadoregno a prendere tale decisione sono due: da un lato la volontà di dare un impulso allo sviluppo economico del Paese, dall’altro di tutela economica delle famiglie. Infatti, la popolazione di El Salvador è per un terzo emigrata in altri Paesi e trasferisce poi in patria una parte dei guadagni ottenuti, con conseguente pagamento di commissioni per il trasferimento pari a circa il 23% del Pil.

Inoltre, l’iniziativa mirerebbe ad aumentare l’inclusione finanziaria in un Paese dove spesso i cittadini non hanno accesso ai servizi bancari principali.

La legge che istituzionalizza la criptovaluta è stata approvata dal parlamento salvadoregno lo scorso giugno con 62 voti favorevoli su 84. Il provvedimento impone a esercenti e aziende di accettare bitcoin come metodo di pagamento, in una condizione di equivalenza rispetto all’altra valuta ufficiale nel Paese. Inoltre, tutti i prezzi di prodotti e servizi devono essere espressi sia in dollari che in bitcoin, anche se stipendi ed emolumenti pubblici continueranno ad essere pagati solamente in dollari.

A livello internazionale, la scelta è stata fortemente contestata: la World Bank si è rifiutata già lo scorso giugno di aiutare il paese nell’introduzione dei bitcoin come valuta legale, evidenziando i rischi per la trasparenza. L’agenzia Moody’s ha tagliato il rating dell’affidabilità creditizia del Paese, mentre alcuni analisti avvertono che l’adozione di bitcoin potrebbe mettere a repentaglio il prestito da 1 miliardo di dollari chiesto al Fondo monetario internazionale.

Le opinioni più critiche temono che l’iniziativa alimenti il riciclaggio di denaro, l’arrivo nel Paese di capitali di origine illegale e aggravare ulteriormente la reputazione già bassa del paese agli occhi degli investitori stranieri, esattamente il contrario di quanto auspicato dal governo.

Anche se è passato solo un mese dall’entrata in vigore della storica disposizione, sarà interessante valutare l’impatto dell’introduzione su larga scala di una criptomoneta come valuta a corso legale, anche se si tratta di un paese un’economia dalle dimensioni contenute. Senza dubbio tale scelta dimostra come ormai quello delle criptovalute sia un mondo in cui urgono regole chiare ed univoche, per evitare crisi dell’economia reale. Altrimenti la soluzione sarà quella della Cina, che ha reso illegali tutte le transazioni con le criptovalute.