Recentemente il tribunale commerciale di Parigi ha ritenuto che alcune clausole circa le condizioni generali di contratto imposte da Amazon ai suoi partner fossero poco equilibrate e non rispettassero le regole presenti nel codice del commercio.

Tali clausole consentono, nel caso di specie ad Amazon, di modificare unilateralmente i suoi termini commerciali o chiudere l’account di uno dei suoi venditori senza spiegazione o preavviso.

Questa sentenza è la conseguenza di un’indagine condotta dalla DGCCRF tra il 2016 e il 2017, che ha riguardato le pratiche commerciali di tutti i principali “mercati” digitali allora presenti sul mercato francese.

I “mercati” e le piattaforme digitali sono diventati la scelta preferita dai consumatori per connettersi con società terze: oltre il 60% delle transazioni dei consumatori vengono effettuate tramite una piattaforma. Il 22% del valore del commercio elettronico è generato dalle imprese che vendono i loro prodotti e servizi su piattaforme online.

Alla luce di questo, le società di terze parti sono spesso piccole aziende che hanno bisogno della notorietà di queste piattaforme per raggiungere i consumatori: sussiste quindi uno squilibrio strutturale tra le diverse parti e di conseguenza uno squilibrio di potere.

Per garantire il buon funzionamento di questi mercati, le autorità mirano a evitare che lo squilibrio si traduca in clausole contrattuali o pratiche giuridiche sleali, sia a livello dell’UE che a livello nazionale.

La sentenza in questione anticipa le modifiche stabilite dal “Regolamento piattaforma per le imprese” 2019/1150 pubblicato dal Parlamento europeo e dal Consiglio nel giugno del 2019, che entrerà in vigore nel luglio 2020.

Tale iniziativa legislativa arriva dopo una denuncia alla Commissione da parte degli operatori vendita online tramite marketplace di hotel che utilizzano piattaforme di prenotazione e sviluppatori di app, in relazione a quelle che consideravano le pratiche sleali delle piattaforme online che utilizzano per arrivare ai consumatori.

Le nuove regole mirano a creare un ambiente equo, trasparente e più prevedibile per le imprese e gli operatori, quando si utilizzano piattaforme online. Il regolamento comporta alcuni importanti nuovi obblighi per le piattaforme online, tra cui:

• Divieto di alcune pratiche ritenute sleali.

• Maggiore trasparenza, con le imprese obbligate ad informare i consumatori in merito ai parametri principali che determinano la classificazione dei beni e dei servizi. Inoltre, gli utenti dovranno essere informati di qualsiasi modifica dei Termini e Condizioni con un periodo di preavviso ragionevole.

• Meccanismi interni di gestione dei reclami e maggiore accesso alla risoluzione extragiudiziale delle controversie attraverso mediatori esterni facilmente accessibili.

Con il nuovo regolamento appare chiara l’ambizione dei legislatori europei: tutelare maggiormente i consumatori con regole che spingano gli operatori del settore e-commerce ad una competizione virtuosa, volta ad aumentare la trasparenza e di conseguenza la chiarificazione delle offerte.

In questo contesto, la decisione della corte di Parigi riflette una tendenza continua da parte delle autorità nazionali ad anticipare i requisiti della normativa europea per le piattaforme online verso una maggiore equità e trasparenza e tradurle in una concreta realtà normativa.