La recente promulgazione della Legge 132/2025 segna una tappa fondamentale nella regolamentazione italiana dell’intelligenza artificiale, concepito per integrare l’AI Act europeo con disposizioni nazionali e garantire uno sviluppo tecnologico etico e competitivo. Entrata in vigore il 10 ottobre 2025, la normativa si colloca in continuità con le iniziative legislative europee, con l’obiettivo di prevenire applicazioni ad alto rischio che possano minacciare diritti e libertà fondamentali e di creare un ecosistema di fiducia all’interno del mercato unico digitale. L’intervento legislativo non mira a frenare l’innovazione, ma a guidarla lungo un percorso responsabile e sostenibile, valorizzando le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e mitigandone i rischi. L’articolo 1 definisce un duplice scopo: promuovere ricerca, sperimentazione e adozione dei sistemi di IA come strumenti di innovazione e competitività, garantendo al contempo un rigoroso controllo sui possibili impatti sociali, economici e sui diritti fondamentali delle persone.
La normativa adotta un approccio antropocentrico, ponendo l’essere umano al centro di ogni fase del ciclo di vita della tecnologia, dalla progettazione all’uso finale, e stabilisce chiaramente l’ambito di applicazione e le definizioni tecniche fondamentali, prerequisito indispensabile per la certezza del diritto e per l’applicazione coerente dei principi etici e giuridici. L’articolo 2, in particolare, definisce “sistema di intelligenza artificiale”, “modello di intelligenza artificiale” e “dato” facendo riferimento alle definizioni del Regolamento UE 2024/1689, garantendo coerenza normativa e interoperabilità all’interno del mercato digitale europeo, prevenendo frammentazioni e fornendo un quadro stabile agli operatori e innovatori. L’articolo 3 delinea i principi etico-giuridici che costituiscono il nucleo della legge: un principio antropocentrico con supervisione umana, la trasparenza e spiegabilità dei sistemi, la sicurezza e resilienza informatica, la proporzionalità e la prevenzione di discriminazioni, la sostenibilità ambientale e sociale, l’inclusione e la tutela dei valori democratici. Questi principi guidano l’applicazione concreta della legge nei settori strategici della società e dell’economia, dove l’impatto dell’IA si manifesta maggiormente.
La normativa si applica a più ambiti, promuovendo lo sviluppo economico attraverso l’adozione dell’IA come leva di innovazione e competitività, con particolare attenzione alle micro, piccole e medie imprese, e favorendo l’accesso ai dati di qualità per le imprese e la comunità scientifica. Nel settore della sicurezza nazionale e della difesa, la legge esclude le attività regolate da normative speciali, riservando alle autorità sovrane la gestione di tecnologie sensibili. Nel campo sanitario e della disabilità, l’IA è concepita come strumento di supporto alla diagnosi, prevenzione e cura, senza sostituire il ruolo centrale del medico, garantendo l’accessibilità, l’inclusione e la non discriminazione.
Nell’ambito della pubblica amministrazione e del settore giudiziario, la legge definisce l’IA come strumento ausiliario volto a migliorare efficienza e trasparenza, senza mai sostituire le decisioni umane, preservando la centralità del cittadino e dei processi democratici. La governance nazionale prevede una struttura articolata, con una strategia nazionale aggiornata biennalmente, un comitato di coordinamento per l’innovazione digitale e autorità nazionali come AgID e ACN incaricate di vigilare sul rispetto della normativa. La legge introduce inoltre nuove fattispecie di reato per tutelare diritti d’autore e sanzionare abusi tecnologici, come i deep fake, garantendo un quadro completo per un utilizzo responsabile dell’IA. Dall’analisi della Legge 132/2025 emergono tre messaggi chiave: la centralità dell’essere umano, l’integrazione coerente nel contesto europeo e il bilanciamento tra innovazione e tutela dei diritti fondamentali.
In prospettiva, la legge punta a stimolare ricerca e sviluppo tecnologico, sebbene non preveda fondi specifici, demandando agli enti competenti la riorganizzazione delle risorse per sostenere gli investimenti nell’IA.
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