La gestione della fiducia digitale costituisce oggi un elemento imprescindibile per la governance di istituzioni pubbliche e imprese private, soprattutto in un contesto caratterizzato da crescente digitalizzazione dei processi decisionali e da un’incessante interconnessione tra soggetti pubblici e privati. In questo quadro, l’inconferibilità dell’incarico si configura come uno strumento normativo essenziale, volto a preservare l’integrità delle decisioni e a prevenire situazioni che possano compromettere la percezione di imparzialità e trasparenza. Essa non si limita a indicare un comportamento prudente, come accade per la gestione dei conflitti di interesse, ma stabilisce regole vincolanti che impediscono a determinati soggetti di assumere incarichi incompatibili, indipendentemente dalla loro esperienza o dalla buona fede con cui intenderebbero operare. L’inconferibilità, dunque, va letta come presidio preventivo a tutela della fiducia collettiva, trasformando un concetto astratto in un principio operativo di governance.

Tra gli esempi più significativi di inconferibilità figura il pantouflage, disciplinato dall’articolo 53, comma 16-ter, del D.lgs. 165/2001. Tale normativa vieta ai dipendenti pubblici che hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali di assumere incarichi presso soggetti privati destinatari delle loro decisioni per i tre anni successivi alla cessazione del rapporto di lavoro. L’obiettivo è prevenire situazioni di conflitto di interessi e proteggere la fiducia pubblica, impedendo che conoscenze e influenze acquisite nel ruolo pubblico possano essere utilizzate immediatamente a beneficio di interessi privati. In altre parole, il pantouflage rappresenta una misura preventiva che garantisce l’integrità delle istituzioni e la trasparenza delle decisioni, tutelando la credibilità della governance.

La ratio di tale disposizione è duplice: impedire che la prospettiva di un vantaggio personale possa condizionare le decisioni pubbliche e preservare la percezione di imparzialità dell’amministrazione agli occhi dei cittadini. Anche quando il soggetto agisse con buona fede, il sospetto di favoritismi potrebbe minare la fiducia nel sistema pubblico; pertanto, il divieto opera preventivamente, proteggendo sia la credibilità delle istituzioni sia il valore delle competenze maturate dal personale pubblico.

Il pantouflage si inserisce in una logica di protezione sistemica, poiché distingue in maniera netta tra interesse pubblico e interesse privato, garantendo che la trasparenza delle decisioni non venga compromessa dalle convenienze individuali. Un esempio emblematico riguarda dirigenti prossimi alla pensione, incaricati di predisporre bandi di gara molto selettivi: se successivamente collaborano con le aziende vincitrici, anche in assenza di irregolarità, la percezione di favoritismo potrebbe compromettere la fiducia nell’imparzialità della Pubblica Amministrazione. La regola del pantouflage, in questo senso, agisce come barriera preventiva, evitando scenari che possano compromettere la credibilità delle istituzioni.

L’inconferibilità trova applicazione anche nel contesto della protezione dei dati personali. Il GDPR, attraverso la figura del Data Protection Officer, sancisce l’obbligo di indipendenza, stabilendo che il DPO non riceva istruzioni su come svolgere i propri compiti e che non assuma funzioni che possano generare conflitti di interesse. In questo modo, la norma trasforma l’indipendenza in condizione essenziale per l’esercizio del ruolo: senza tale indipendenza, l’incarico non può essere conferito, poiché diventerebbe inefficace nel garantire la tutela dei diritti fondamentali.

Con l’entrata in vigore della Direttiva NIS 2 e il relativo recepimento italiano tramite il D.Lgs. 138/2024, il principio di inconferibilità assume una dimensione strutturale all’interno della governance digitale. Non si tratta più soltanto di evitare conflitti di interesse tradizionali, ma di rendere la fiducia e l’indipendenza dei vertici aziendali elementi costitutivi della sicurezza informatica. Gli organi di amministrazione e gestione delle imprese essenziali sono chiamati a rispondere direttamente per eventuali violazioni, e qualsiasi legame con fornitori critici o concorrenti può rendere la posizione non conferibile, a prescindere dalla volontà esplicita della norma. In questo senso, l’inconferibilità emerge come principio universale: senza indipendenza reale, la responsabilità e la governance perdono sostanza.

In sintesi, l’inconferibilità dell’incarico rappresenta un meccanismo fondamentale per tradurre la fiducia in regola operativa. Essa non valuta le competenze individuali né mette in discussione l’integrità personale, ma stabilisce limiti oggettivi per prevenire qualsiasi compromissione dell’indipendenza decisionale. Se il conflitto di interessi evidenzia i rischi e richiede vigilanza costante, l’inconferibilità agisce ex ante, offrendo certezza e protezione sistemica. La combinazione di questi strumenti costituisce la base di una governance digitale credibile e coerente, dove fiducia e trasparenza non sono concetti astratti, ma condizioni essenziali della governance stessa.