Le circostanze causate dal Covid-19 potrebbero cambiare in modo permanente i “modelli di lavoro” dal momento che le aziende sono ad oggi costrette ad adottare la nuova dimensione di “smart working”.

L’improvviso irrompere del lavoro da casa presenta sia problemi che opportunità, ad esempio, startup e giganti affermati come Google e Microsoft offrono i loro strumenti gratuitamente, nella speranza che le persone inizino ad utilizzarli per ampliare le proprie conoscenze nel momento di crisi per poi fidelizzarsi e continuare anche in seguito.

Le grandi aziende tecnologiche in particolar modo sono state tra le prime a passare al lavoro a distanza, fondando le attività su infrastrutture preesistenti come gruppi di chat di ufficio e accesso da remoto.

Una diversa evoluzione della situazione è invece quella che attende le piccole aziende: i dipendenti che lavorano da casa devono, infatti, tenere sotto controllo le vulnerabilità nel proprio ambiente domestico, prima di poter utilizzare i dispositivi di lavoro. Questo perché le connessioni domestiche sono di solito prive di quelle protezioni informatiche al contrario presenti nelle connessioni disponibili in azienda, con relativo aumento dei rischi, oltre ad avere magari una “velocità” di connessione differente.

Attualmente, vediamo che lavorare da casa spesso richiede l’accesso alle risorse chiave che sono mantenute nella rete dell’ufficio, il che rende essenziale stabilire una connessione remota al computer di lavoro da casa.

Inoltre, al fine di garantire un’interruzione minima dei processi di lavoro e una produttività ottimale, spesso è necessario l’accesso alle risorse chiave che sono mantenute nella rete dell’ufficio, tramite una connessione remota al computer del lavoro dal terminale domestico, oppure utilizzando una VPN.

In entrambi i casi purtroppo i rischi informatici non sono da sottovalutare: con l’accesso remoto a una rete da una connessione non protetta aumenta la probabilità di essere vittima di crimini informatici che hanno come obiettivo l’accesso a informazioni riservate, oppure che mirano a dirottare credenziali e identità di accesso al di fuori della disponibilità di utenti e aziende per poi chiedere somme di denaro per riscattarli.

La maggior parte degli utenti online non si preoccupa delle complesse tecnologie criminali che popolano il mondo del web, mentre ad animare il dibattito è soprattutto il tema della sicurezza della permanenza dei dati nella rete pubblica. Al contrario, questi due aspetti sono molto più in connessione di quanto si pensi, per cui risulta necessario non solo tutelare la propria privacy e la propria indentità digitale, ma anche l’accesso a dati aziendali dalle connessioni domestiche.